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Insetti: saranno il cibo del futuro?

La ricerca in ambito nutrizionale è un campo in continua crescita.
Ogni anno gli scaffali dei supermercati si arricchiscono di cibi innovativi, di nuove formulazioni di ingredienti, di fonti alternative dei macronutrienti e di packaging sempre più ecosostenibili.
Tali necessità nascono dall’esigenza di ridurre le emissioni di CO2 durante i processi produttivi, di ridurre lo scarto alimentare, di garantire alimenti utili a fronteggiare l’epidemia di sovrappeso e obesità, nonché per ovviare a intolleranze e allergie alimentari.

Gli insetti, seppur il solo nominarli ci fa storcere il naso, sembrano la scelta ideale per ovviare a queste problematiche.
Già nel 2015 l’Unione Europea, con il nuovo regolamento sui novel foods, ha aperto le porte all’impiego di insetti in ambito nutrizionale, tanto che questi sono entrati già a far parte dell’alimentazione in alcuni paesi europei, secondi solo ad Asia, Africa e Sud America. In Italia, seppur a tutt’oggi ne è vietato l’utilizzo, l’idea si sta facendo strada.
L’università IULM di Milano, insieme al Centro per lo Sviluppo Sostenibile (CSS), ha condotto un’indagine in merito all’eventuale utilizzo di insetti e derivati nell’ambito alimentare, riscuotendo un ampio consenso tra i nostri concittadini.

In realtà, gli insetti fanno già parte della nostra dieta, infatti, ne arriviamo ad ingerire inconsapevolmente fino a 500 gr annui; inoltre, fino allo scorso decennio, il pigmento rosso estratto dalla cocciniglia era ampiamente impiegato per la colorazione di marshmallow, ma anche in quella dei nostri amati drink da aperitivo.
Ad oggi, sono riconosciute più di 1900 specie commestibili, dove le più popolari sono quelle delle tarme della farina, degli scarafaggi e delle locuste.

L’allevamento di insetti e la relativa produzione dei loro derivati come le farine, comporta un’emissione di CO2 pari a soli 15 kg, 10 volte in meno rispetto a quella risultante dall’allevamento di bestiame (maiale, pollo e vitello).
Le larve della farina, inoltre, sempre da un punto di vista ecologico, sono utili perché in grado di degradare lo scarto biologico e il polistirolo, nonché fondamentali nella realizzazione di bio-fertilizzanti.

Da un punto di vista nutrizionale, in media, gli insetti hanno un contenuto proteico che oscilla tra il 18-32% nel caso di locuste e cavallette, tra l’8 e il 25% per i grilli e che raggiunge il 15% nei bachi da seta, equiparando la quantità presente nella carne e nel pesce.
Inoltre, come prerogativa essenziale, queste proteine hanno un’elevata digeribilità, fattore che ne aumenta il loro potenziale valore nutrizionale.
Non solo, sembrano essere una buona fonte di grassi, in particolare polinsaturi, e di fibra quindi, estremamente utili per la salute dell’organismo.

Tutte queste qualità, così come dimostrato da uno studio pubblicato nel 2022, li promuovono come buoni candidati nella formulazione di prodotti alimentari quali pane, pasta, barrette e spuntini a basso contenuto calorico, ma dall’alto potere saziante, tanto da poter essere impiegati in regimi calorici mirati al controllo del peso.

Nonostante ciò, essendo la dieta degli insetti basata su prodotti vegetali, così come avremo un buon contenuto in fibra e in composti antiossidanti, troveremo anche molecole anti-nutrizionali che possono determinare un malassorbimento di minerali e vitamine.

Tanti i lati positivi, quanto quelli negativi.

Tra le questioni ancora considerate controverse c’è il concetto di sicurezza alimentare.

Non sono previsti, ancora, durante la catena produttiva, infatti, test di controllo in grado di rilevare la presenza di eventuali batteri patogeni e/o parassiti di cui è ben noto che gli insetti possano essere vettori, potendo così facilmente causare infezioni estremamente pericolose per l’uomo.
D’altra parte, la chitina in eccesso, quale componente essenziale dello scheletro esterno dell’insetto (esoscheletro), sembra aumentare il rischio di calcoli renali e di malattie croniche degenerative.
Alcune proteine, inoltre, sono in grado di attivare una risposta allergica nell’uomo sia per semplice esposizione da contatto, sia per ingestione.

In conclusione, sebbene recentemente sia stata verificata anche l’efficacia dell’utilizzo delle proteine e delle farine di insetto nella formulazione di prodotti alimentari (pasta, pane, spuntini) mirati al controllo del peso corporeo per l’uomo e di mangimi per animali, svolgendo in questo caso un ruolo prebiotico, altrettanti sono gli studi che evidenziano i bassi standard di sicurezza applicati alla produzione di questi novel food.

Per quanto innovativi, avanguardistici e straordinari dovremmo attendere che anche per gli insetti edibili sia garantito un processo di filiera controllata e verificata.

Anche se un altro articolo di recente pubblicazione riguardo gli insetti promuove la frase “se non possiamo annientarli, mangiamoli!”, da buoni italiani, nati nella culla della dieta Mediterranea, potremmo anche rilanciare il consumo di legumi per risolvere tanti problemi del mondo occidentale, dalla sostenibilità ecologica alla dieta sana!

Dott.ssa Edy Virgili & dott.ssa Greta Postacchini

Bibliografia
Gałęcki R, Sokół R. A parasitological evaluation of edible insects and their role in the transmission of parasitic diseases to humans and animals. PLoS One. 2019 Jul 8;14(7):e0219303.
Rumbos CI, Athanassiou CG. ‘Insects as Food and Feed: If You Can’t Beat Them, Eat Them!’-To the Magnificent Seven and Beyond. J Insect Sci. 2021 Mar 1;21(2):9.
Skotnicka M, Mazurek A, Karwowska K, Folwarski M. Satiety of Edible Insect-Based Food Products as a Component of Body Weight Control. Nutrients. 2022 May 21;14(10):2147.
Liceaga AM. Edible insects, a valuable protein source from ancient to modern times. Adv Food Nutr Res. 2022; 101:129-152. 

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