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Gusto e terapie oncologiche

Il gusto è un’esperienza sensoriale complessa, nella quale l’assaggio di un cibo crea molte informazioni che vengono integrate ed elaborate dal sistema nervoso centrale grazie a 3 altri diversi sistemi: il sistema gustativo, che riconosce i sapori, il sistema olfattivo, che riconosce gli odori, e il sistema trigeminale somatosensoriale, che riconosce le consistenze e le temperature.

Purtroppo, uno dei principali effetti collaterali delle terapie oncologiche è proprio l’alterazione della percezione del gusto, che può diventare metallico, oppure si possono verificare la repulsione verso l’amaro, l’ipersensibilità o l’insensibilità al dolce e al salato.
In alcuni casi il paziente perde tutti e 5 i sapori (dolce, amaro, acido, salato e umami).

La durata delle alterazioni può essere di qualche ora fino a settimane o mesi.

Questo problema riguarda mediamente il 50% dei malati oncologici e la probabilità di avere disgeusia (percezione anomala dei sapori) è tanto maggiore quanto più sia in stato di avanzamento il tumore, indipendentemente dal tipo istologico di neoplasia.

L’alterazione del gusto, secondaria alle terapie antiblastiche, causa un’avversione nei confronti degli alimenti e i pazienti, rifiutando i cibi a causa del cattivo sapore e/o odore, rischiano di non nutrirsi correttamente ovvero di non introdurre il corretto apporto di calorie, di macronutrienti e micronutrienti.

Purtroppo, questa situazione apre la strada ad un’altra importantissima problematica in ambito oncologico: la cachessia (perdita di massa grassa e muscolare), una tra le principali cause di morte nei malati.

Tra i chemioterapici che più frequentemente causano disgeusia troviamo: cisplatino, carboplatino, doxorubicina, 5-fluorouracile, irinotecano, ciclofosfamide, metotrexato, docetaxel e paclitaxel.

Anche la radioterapia, utilizzata nelle neoplasie del distretto testa-collo, esercitando irradiazione diretta sulle cellule dell’apparato orofaringeo può causare un’alterata percezione del gusto.

Purtroppo, le radiazioni distruggono le cellule della lingua, le ghiandole salivari e le fibre nervose del cavo orale.

Si verifica una produzione alterata della saliva (in eccesso o in difetto), che non permette alle molecole del gusto di raggiungere le papille gustative.
Inoltre, potrebbero anche insorgere mucositi (infiammazione della mucosa della bocca e della faringe), odinofagia (dolore o bruciore durante la deglutizione) e disfagia (difficoltà nella deglutizione) di grado variabile.

Essendo questo effetto collaterale molto frequente ed impattando negativamente sul peso e sulla qualità della vita del paziente, nonché sulla prognosi, è necessario aumentare l’attenzione verso di esso ed utilizzare tutte le strategie possibili affinché il malato oncologico riesca a nutrirsi correttamente, ricorrendo, se necessario, anche alla nutrizione artificiale.

Non dimentichiamo i risvolti psicologici: il paziente, infatti, potrebbe andare incontro a disturbi neurologici, come la depressione e l’anoressia.

In letteratura sono state ipotizzare varie soluzioni terapeutiche per la disgeusia oncologica, sia farmacologiche che non farmacologiche, ma, ad oggi, ancora non ci sono raccomandazioni scientificamente validate per gestirla.

Sicuramente la consulenza nutrizionale, gestita da professionisti competenti e in modo interdisciplinare, potrebbe essere una strategia per ridurre l’entità di questo importante problema.

La gestione dietetica in questi pazienti dovrebbe utilizzare le seguenti raccomandazioni:

1) Individuare quali alimenti non comportino importanti modifiche di gusto ed individuare precisamente quali alterazioni si siano verificate.
2) Ampliare il più possibile le scelte alimentari in modo da garantire la copertura dei fabbisogni energetici del paziente.
3) Utilizzare metodi di preparazione che modifichino il gusto dei cibi che si percepiscono alterati, come la marinatura. Si potrebbero rendere più dolci alcuni cibi recepiti salati o amari utilizzando dei dolcificanti idonei, oppure si potrebbero aggiungere erbe aromatiche, spezie, succo o buccia di agrumi per rendere più gradevole il sapore.
4) Preferire alimenti acidi (non in caso di mucosite). L’acido è un gusto che più raramente risulta modificato.
5) Si potrebbero modificare le consistenze laddove ci siano alterazioni nella percezione della texture.
6) In caso di sapore metallico, preferire l’utilizzo di posate di plastica o legno.
7) Evitare tutto quello che sembri emanare cattivo odore dalla tavola. Se necessari, areare la stanza dove si mangia.
8) Consumare i pasti a temperatura ambiente.

 

 

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